Le biotech hanno un ruolo essenziale per migliorare le nostre vite e anche l’ambiente. Grazie alle biotecnologie, infatti, sono state messe a punto cure e metodologie più mirate per la cura dei tumori, ma non solo. Attualmente circa la metà di tutti i nuovi farmaci e terapie in sviluppo per il prossimo futuro sono biotech (Fonte: Assobiotech/Federchimica).
Le biotecnologie, inoltre, rappresentano anche una tra le principali fonti di innovazione per la bioeconomia, intesa come sistema che utilizza le risorse biologiche terrestri e marine, ma anche rifiuti per un loro utilizzo in piena logica di economia circolare.
Facciamo chiarezza: quando si parla di Biotech?
Si tratta di tecnologie utili a sviluppare prodotti e processi finalizzati a fornire un contributo importante per la salute, per la cura dell’ambiente, per agricoltura, l’alimentazione e lo sviluppo sostenibile.
Insomma, aiutano a tradurre in fatti gli slogan o politiche sostenibili che spesso sentiamo pronunciare ma di cui talvolta facciamo fatica a vederne l’applicazione.
Biotecnologie ed economia: un binomio in ascesa
Solamente in Italia le realtà biotech sono 700 e sono in grado di generare investimenti complessivi per quasi 2.5 miliardi di euro: nello specifico, quelli in R&S biotech costituiscono il 3.4% degli investimenti specifici sostenuti dall’intero sistema produttivo nazionale.
Il contesto italiano, come logico aspettarsi, è popolato per l’80% di aziende micro (1-9 dipendenti) e piccole (10-49): una netta differenza con realtà più strutturate presenti all’estero. A spiegazione di ciò va sottolineato come la nascita delle bio-startup sia recente: istituite a fine 2012 con il Decreto crescita “bis”, sono registrate in continuo aumento, malgrado il comparto rappresenti un settore di nicchia tra le start-up innovative, contando solo 1,3% delle imprese nazionali.
Qualche esempio: Wise, realtà con sedi a Milano e a Berlino, realizza speciali elettrodi biocompatibili impiegati per la terapia del dolore, ma con potenziali impieghi per dispositivi indossabili, oltre che per l’ottica e persino l’aerospaziale; Kither Biotech è una società spin-off dell’Università degli Studi di Torino specializzata nello sviluppo di nuovi farmaci per il trattamento di malattie infiammatorie croniche.
Settori di eccellenza italiana nelle biotecnologie
• Con oltre due miliardi di fatturato, le imprese biotecnologiche d’Italia vantano diversi ambiti d’eccellenza: un esempio sono le bioraffinerie. Alcune di quelle italiane sono tra le più innovative al mondo, tra queste l’impianto per la produzione di biobutandiolo in Veneto o l’impianto per bioetanolodi seconda generazione in Piemonte.
• Sfruttando il metabolismo di batteri e altri microrganismi, per esempio, si possono ottenere nuovi biomateriali e biocarburanti da scarti organici o proporre sul mercato servizi innovativi per la gestione dei rifiuti e la decontaminazione ambientale (bio risanamento), oltre che per il restauro e conservazione del patrimonio artistico.
• Grazie a specifici processi detti di catalisi enzimatica si possono anche riqualificare molti processi industriali tradizionali, dalle filiere della carta e del cuoio-tessile, a quelle della cosmetica e dei detergenti, aumentandone l’efficienza in termini di sostenibilità ambientale oltre a ottimizzare i costi.